UN CONSIGLIO IN QUESTI ANNI DI FURORI POLITICAMENTE CORRETTI: RILEGGERE CROCE
Huffington Post - 16 ottobre 2021
Dopo avere dominato mezzo novecento letterario grazie alla sua autorevolezza spirituale, dopo essere stato il simbolo della libertà intellettuale negli anni del fascismo, Benedetto Croce (nato a
Pescasseroli nel 1866, morto a Napoli nel 1952) diventò una specie di Giulio Andreotti della cultura italiana. Se lo statista democristiano veniva ritenuto il responsabile di ogni male nazionale,
anche il povero Croce fu accusato di tutto: di essere un antifascista flebile, un sempliciotto, un creatore di formulette, un nemico della scienza, un provinciale, un dittatore estetico dal gusto
retrogrado, un antimoderno.
Effettivamente Benedetto Croce fu propugnatore di una via italiana alla cultura moderna, fieramente ancorata alla nostra millenaria tradizione umanista. Il crocianesimo infestò la cultura
italiana, contagiando e condizionando anche i suoi avversari e di fatto salvò il novecento.
Nei suoi scritti estetici Croce rivendica l’autonomia dell’arte rispetto alla morale, alla religione, alla politica, alla sociologia, all’attualità, senza però ridurre l’arte a un puro gioco
formale: «Per questa ragione, la critica d’arte, quando è veramente estetica, ossia storica, si amplia nell’atto stesso a critica della vita, non potendo giudicare, cioè assegnare il loro
carattere alle opere dell’arte, senza insieme giudicare le opere della vita tutta, assegnando a ciascuna il proprio carattere».
Per Croce lo spirito è capriccioso: nelle opere la poesia o c’è o non c’è e tocca al critico individuarne la presenza, infischiandosene del sesso, del ceto sociale, dell’etnia, della nazionalità
dei loro autori. Alla sensibilità odierna una teoria estetica siffatta può risultare antiegualitaria o addirittura antidemocratica, ma inchinarsi davanti ai capricci dello spirito significa
inchinarsi davanti alla libertà che della democrazia è il presupposto.
Nei nostri anni di furori ideologici politicamente corretti, inclusivi, cancellatori, la pacatezza e il senso della misura del vecchio filosofo liberale mi appaiono più necessari che mai: il
Breviario di estetica e il trattatello Aesthetica in nuce, disponibili in un unico volume edito da Adelphi, sono armi ancora acuminate.
Fortunatamente il vento crociano non ha mai smesso di soffiare. Se la testa malata di ideologia di Antonio Pennacchi poté partorire un capolavoro come Canale Mussolini, fu merito del
benefico influsso di Benedetto Croce, al quale lo scrittore di Latina dedicò la tesi di laurea. Nel suo romanzo la politica è soltanto il contenuto, fu Croce a indicare a Pennacchi il sentiero
per trasformare l’ideologia in poesia.