PERCHE' MI SCANDALIZZA MA AMO IL FASCISMO POETICO DI EZRA POUND
Huffington Post - 19 settembre 2020
Il novecento è stato un secolo di grandi poeti: chi massimamente mi ossessiona e mi interroga è l’americano Ezra Pound. Il mio credo politico è di sinistra, il mio poeta preferito è un fascista antisemita: la cosa vi scandalizza? Scandalizza anche me. Tra le funzioni della poesia c’è di scandalizzare il pensiero.
Facendo sì che il più bel poema del novecento - I Cantos - sia modulato anche sulla mitizzazione del fascismo, lo spirito della poesia ha forse voluto lanciarci un messaggio. Minimizzare i tratti fascisti della poetica di Pound per salvarne i versi, sarebbe fare torto allo spirito della poesia che così ha voluto. Il fascismo è un errore dell’uomo Pound e un pilastro portante dell’architettura dei Cantos, opera disarticolata ma segretamente coerente.
Discutibile sarebbe anche ridurre il fascismo del poeta a documento degli errori di un’epoca: lo scandalo è che i versi fascisti di Pound sono belli. Del resto, basta aprire una pagina a caso del poema per venire travolti da schegge di enigmatico splendore: «E la molla della bambola che parla s’è rotta», «Ho portato la grande sfera di cristallo; / chi la può sollevare? / Puoi tu penetrare nella ghianda di luce?», «Ciò che sai amare rimane / il resto è scoria / Ciò che tu sai amare non sarà strappato da te / Ciò che tu sai amare è il tuo vero retaggio».
Dentro I Cantos c’è di tutto: miti di diverse civiltà, l’epopea dei grandi presidenti americani e degli imperatori cinesi, il culto della tradizione, lo spaesamento novecentesco, la critica al capitalismo usuraio. Ci sono ricordi, deliri, visioni. C’è Mussolini e c’è l’abominevole antisemitismo.
Le vicissitudini postbelliche dell’uomo Pound, accusato di tradimento dal governo del suo paese per le trasmissioni alla radio fascista, rinchiuso in una gabbia a Pisa e infine internato in un manicomio criminale statunitense, testimoniano quanto sia pericoloso essere veri artisti, percorrere fino al fondo il proprio sentiero.