"IL SECONDO TRAGICO FANTOZZI",
UN AFFETTUOSO OMAGGIO ALL'ITALIA DEMOCRISTIANA
Huffington Post - 2 ottobre 2021
Nella società contemporanea urge la trasformazione dei nostri paradigmi culturali. Gli anni del coronavirus stanno minando molte certezze, le democrazie occidentali sono in crisi di identità,
economia e geopolitica ribollono, eppure si continua a leggere la realtà con gli occhi di trent’anni fa. La sinistra riformista e la sinistra massimalista hanno sprecato i decenni a cavallo
dei due secoli, non facendo autocritica sugli errori del novecento e non rimodulandosi per progettare l’avvenire. Pietrificati in formule stantie, tanti continuano a cianciare delle
nefandezze dell’Italia democristiana, quando bisognerebbe ammettere che si trattò di un periodo aureo della storia italiana. Non per nostalgia, ma per onestà intellettuale.
Recentemente ho rivisto Il secondo tragico Fantozzi di Luciano Salce, il film più riuscito della saga ideata e interpretata da Paolo Villaggio. Tragicommedia dell’inadeguatezza
sociale, la pellicola del 1976 ha una struttura paratattica che funziona e personaggi iconici che lasciano il segno. Il film invecchia bene: la fotografia di Erico Menczer che ricordavo
sciatta, ora mi seduce con la sua patina livida e sapida che fa pensare al Decalogo del maestro polacco Krzysztof Kieślowski. Il secondo tragico Fantozzi trabocca di idee
corrosive, peccato che i produttori abbiano successivamente trasformato la saga in un fumettone privo di qualsiasi ambizione artistica.
Oggi Il secondo tragico Fantozzi risulta un film incisivo a patto di leggerlo alla rovescia. A patto di interpretarlo non come un film di critica sociale, ma come un affettuoso
omaggio all’Italia democristiana: con i suoi tic, con le sue mitologie, con le sue ingenuità, con le sue speranze. La megaditta totalitaria e paternalista della quale il ragionier Ugo
Fantozzi si sentiva succube, per i lavoratori contemporanei rappresenta un miraggio: garantiva stipendi certi e dignitosi e si curava persino dei bisogni culturali dei dipendenti.
Anche le celeberrime scene dedicate al film sovietico muto La corazzata Potëmkin oggi vanno ribaltate, vanno lette come un omaggio. Nacquero come critica all’oltranzismo cinefilo che idolatrava le pellicole artistiche, ma nei nostri anni di idolatria verso i film di serie b, bisogna tornare a considerare il film di Sergej M. Ejzenštejn un capolavoro pazzesco. La cultura odierna ha tanto bisogno di film artistici cecoslovacchi con i sottotitoli in tedesco.
Per dirla tutta anche la signora Pina Fantozzi come donna non era niente male.