CALASSO E I LIBRI DA BUTTARE
Huffington Post - 25 luglio 2020
Roberto Calasso è un fuoriclasse. Con mano certa guida la casa editrice Adelphi combinando raffinatezza e fatturato, impreziosisce opere difficili con risvolti accattivanti, sa scrivere saggi
sulle zone impervie del sapere. Il suo ultimo libro si intitola Come ordinare una biblioteca.
Calasso è un irredimibile adorniano e diffida della cultura massificata: la sua ambizione non è andare ospite a “Domenica in” per conversare con Mara Venier della rovina dell’antico regno di Kasch. Lo snobismo di Calasso è quello liberale di Elena Croce, il mio snobismo è sicuramente più rusticano, ma non amiamo le stesse cose: i menu turistici, le minestre riscaldate, la melassa, i vini annacquati. Qualcuno accusa l’Adelphi di fomentare, in realtà, un dozzinale snobismo di massa: i suoi libri verrebbero acquistati come tappezzeria da ostentare. A me l’Adelphi sembra una elegante signora con cui è sempre piacevole sorbire una tazza di tè.
Tempo fa un amico, esaminando la mia libreria, biasimò come arbitrario il criterio secondo il quale era stata ordinata. «Infatti - mi giustificai - è la mia libreria!». Calasso mai si sognerebbe di intromettersi in casa del lettore, nel suo libro non dispensa consigli pratici: ordinare la propria biblioteca è un’impresa metafisica priva di soluzione. Calasso ci propone una collezione di annotazioni tutte intelligenti, tutte sfiziose, sui libri: come sceglierli, come leggerli, come correlarli, come custodirli, come disfarsene. Perché esistono anche i libri molesti, i libri da buttare in quanto sgraditi ai loro vicini di scaffale. Calasso suggerisce il metodo dello scrittore Jorge Luis Borges: andare al bar, posare alcuni volumi sul tavolino, ricordarsi di un impegno importante e tagliare la corda, sperando che nessuno si premuri di segnalare la dimenticanza.
Io amo gli spazi abitativi vuoti, le pareti bianche: come Borges periodicamente mi libero dei libri che non mi sono piaciuti. Non tanto per rispetto metafisico verso i libri belli, ma per lasciare spazio ad altri volumi, per rinnovare la mia libreria e possibilmente la mia cultura. I libri pubblicati da Roberto Calasso però non li butto mai.
Calasso è un irredimibile adorniano e diffida della cultura massificata: la sua ambizione non è andare ospite a “Domenica in” per conversare con Mara Venier della rovina dell’antico regno di Kasch. Lo snobismo di Calasso è quello liberale di Elena Croce, il mio snobismo è sicuramente più rusticano, ma non amiamo le stesse cose: i menu turistici, le minestre riscaldate, la melassa, i vini annacquati. Qualcuno accusa l’Adelphi di fomentare, in realtà, un dozzinale snobismo di massa: i suoi libri verrebbero acquistati come tappezzeria da ostentare. A me l’Adelphi sembra una elegante signora con cui è sempre piacevole sorbire una tazza di tè.
Tempo fa un amico, esaminando la mia libreria, biasimò come arbitrario il criterio secondo il quale era stata ordinata. «Infatti - mi giustificai - è la mia libreria!». Calasso mai si sognerebbe di intromettersi in casa del lettore, nel suo libro non dispensa consigli pratici: ordinare la propria biblioteca è un’impresa metafisica priva di soluzione. Calasso ci propone una collezione di annotazioni tutte intelligenti, tutte sfiziose, sui libri: come sceglierli, come leggerli, come correlarli, come custodirli, come disfarsene. Perché esistono anche i libri molesti, i libri da buttare in quanto sgraditi ai loro vicini di scaffale. Calasso suggerisce il metodo dello scrittore Jorge Luis Borges: andare al bar, posare alcuni volumi sul tavolino, ricordarsi di un impegno importante e tagliare la corda, sperando che nessuno si premuri di segnalare la dimenticanza.
Io amo gli spazi abitativi vuoti, le pareti bianche: come Borges periodicamente mi libero dei libri che non mi sono piaciuti. Non tanto per rispetto metafisico verso i libri belli, ma per lasciare spazio ad altri volumi, per rinnovare la mia libreria e possibilmente la mia cultura. I libri pubblicati da Roberto Calasso però non li butto mai.