BATTIATO ED ENDRIGO, COSI' UGUALI COSI' DIVERSI
Huffington Post - 15 maggio 2021
Il 1981 fu l’anno dell’album La voce del padrone di Franco Battiato, un progetto che combinava l’effervescenza estiva dei Ricchi e Poveri con uno spericolato citazionismo culturale alla Thomas Stearns Eliot, un successo clamoroso che trasformò lo schivo Battiato in una popstar. Con la complicità del compositore Giusto Pio, Battiato sfornò canzoni memorabili: Summer on a Solitary Beach, Bandiera bianca, Gli uccelli, Cuccurucucù, Centro di gravità permanente.
Nel 1981 venne pubblicato un altro capolavoro di cui il vasto pubblico purtroppo ha perso memoria, ovvero …e noi amiamoci di Sergio Endrigo. Battiato non ha mai nascosto la sua ammirazione per il collega e nell’album Fleurs incise una appassionata cover di Aria di neve.
Battiato ed Endrigo potrebbero sembrare due artisti lontani tra loro, invece gli album La voce del padrone ed …e noi amiamoci presentano significative analogie. Entrambi i cantautori hanno un prodigioso senso del ritmo, entrambi miscelano serietà e leggerezza, entrambi descrivono il presente con ironia bonaria. Entrambi amano i giochi metalinguistici, sia Cuccurucucù di Battiato che Inventario di Endrigo sono costruite con citazioni di celebri canzoni altrui.
Molti i temi in comune: i ricordi (trasognati quelli di Battiato, nostalgici quelli di Endrigo), la critica sociale, la crisi delle ideologie politiche. Una crisi che Battiato saluta con sollievo («Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare/ Quei programmi demenziali con tribune elettorali»), mentre Endrigo la soffre sulla propria pelle di vecchio comunista deluso («Ah se il socialismo fosse solo un fiore / Da portare nei capelli / O da mettere all’occhiello / Quanti bravi giardinieri / Con la falce ed il martello»).
Tra i due cantautori ci sono anche significative differenze. Nel suo album Battiato fa il ragazzaccio, innova, sottolinea le proprie marche stilistiche fin quasi all’autoparodia, Endrigo invece propone ariose canzoni da camera, calibrate e fieramente intempestive. Battiato critica le mode culturali ma in realtà le cavalca con intelligenza, Endrigo si mura nella propria classicità. Le canzoni di Battiato sono intrise dello spirito dell’epoca («Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare / Rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare»), quelle di Endrigo sono al di qua o al di là di ogni possibile moda.
Impugnato il megafono, nel 1981 Franco Battiato diventa il profeta di successo che abbiamo continuato ad amare nei decenni successivi, Sergio Endrigo – camminando controvento – inizia ad allontanarsi dal vasto pubblico bisbigliando versi di orgogliosa bellezza: «Trieste floreale / Allegra e valzerina / Trieste imperiale /Favorita del sultano /E dell’imperatore / Trieste l’amore / Speranza rifiorita / E subito tradita /Trieste ferita».